Residence Royal Siracusa

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SIRACUSA

 

Posta sulla costa sud-orientale dell'isola, è la quarta città della Sicilia per numero di abitanti, dopo Palermo, Catania e Messina, in passato Siracusa fu una fra le metropoli più grandi del mondo antico e tra le più grandi poleis del mondo greco. Inoltre, per oltre un millennio, fino alla conquista islamica della Sicilia, è stata la più importante città siciliana ed il capoluogo dell'isola nel periodo romano ed in quello bizantino. Caratterizzata da ingenti ricchezze ed importanti rilevanze storiche, archeologiche e paesaggistiche sul profilo antico, rinascimentale e barocco, nel 2005 la città è stata insignita del titolo di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO insieme con la Necropoli Rupestre di Pantalica.

 

COSA VEDERE

 
Duomo

Il tempio, di stile dorico, fu eretto nel V secolo a.C. dal tiranno Gelone in seguito a una vittoria riportata contro i Cartaginesi. Esso fu trasformato, in epoca bizantina, in una basilica a tre navate e con i Normanni le absidi furono decorate con bei mosaici dei quali purtroppo rimangono solo frammenti. I terremoti del 1542 e del 1693 fecero precipitare rovinosamente la facciata, che fu ricostruita tra il 1725 e il 1753 in stile barocco siciliano.Nel 1757 vi furono aggiunte le statue della "Vergine del Piliere", di "Santa Lucia" e di "San Marziano", opera di Ignazio Marabitti, a cui si devono anche le statue di "San Pietro" e "San Paolo" ai lati della gradinata di accesso.Attualmente restano visibili, sul fianco sinistro del duomo, alcune colonne dell’originario tempio e lo stilobate sul quale esse poggiavano, in calcare locale, mentre altri resti (tegole in marmo e gocciolatoi a forma di testa di leone) sono conservati nel Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi.

Oggi il duomo è stato restaurato e costituisce uno dei gioielli architettonici della città

 
Tempio di Apollo

È uno dei più importanti monumenti di Ortigia, antistante alla piazza Pancali. Scoperto intorno al 1860 all'interno di una cinquecentesca caserma spagnola, venne riportato interamente alla luce grazie agli scavi effettuati da Paolo Orsi negli anni tra il 1938 e il 1942. Le precedenti costruzioni, infatti, non tennero conto della presenza di un monumento storico, il quale fu danneggiato gravemente proprio a causa della sovrapposizione architettonica.

La cella era divisa in tre navate con due colonnati interni.

Il tempio presenta in uno dei gradini laterali un'iscrizione dedicata ad Apollo e firmata dal costruttore, elemento generalmente assente nei templi greci.

Il tempio subì diverse trasformazioni. Fu chiesa bizantina, di cui si conserva la scalinata frontale; poi divenne moschea araba e ad un livello superiore si insediò la chiesa normanna del Salvatore che venne poi inglobata nella futura caserma spagnola. 

 
Fonte Aretusa 

È una sorgente di acqua dolce che sgorga da una grotta a pochi metri dal mare, simbolo della città sin dai tempi antichi cantata da molti poeti, tra cui Virgilio, Ovidio e D’Annunzio, affascinati dalla leggenda di Aretusa e dal luogo incantevole. Essa non era altro che uno dei tantissimi sfoghi che la falda freatica iblea possiede nel siracusano, la stessa falda che alimenta il fiume Ciane sul lato opposto del porto grande.Solo dopo i lavori del 1847, la fonte assunse l'aspetto che ha oggi, ricca di papiri, anatre e pesci, circondata da alte mura sormontate da ringhierine. Secondo la vecchia mitologia, la ninfa Aretusa , fedele ancella di Artemide (dea della caccia), fu scorta dal dio fluviale Alfeo (figlio di Oceano), che se ne invaghì e tentò di sedurla contro la sua volontà. Per salvarsi da Alfeo fuggì in Sicilia, dove Artemide la tramutò in fonte nei pressi del porto di Siracusa, in Ortigia (isola sacra ad Artemide). Zeus, commosso, mutò Alfeo in un fiume della Grecia (presso Olimpia), permettendogli così di raggiungere Aretusa, scorrendo sottoterra. Ancora oggi sul lungomare Alfeo ad Ortigia, nei pressi della celebre fonte, sgorga una sorgente detta "l'Occhio della Zillica", che la fantasia popolare ha spesso identificato nell'innamorato Alfeo. Da allora, narrano i poeti greci, quando ad Olimpia si sacrificavano degli animali lungo il fiume Alfeo, la Fonte Aretusa si tingeva di rosso.

 
Castello Maniace
 

A difesa del porto naturale di Ortigia nel 1038 il comandante bizantino Giorgio Maniace fece costruire un forte, trasformato poi in castello da Federico II tra il 1232 e il 1240. Per quasi tutto il XV secolo esso era una prigione. Alla fine del XVI secolo, il Castello diventò un punto nodale della cinta muraria di Ortigia. L’edificio era raggiungibile solo attraverso un ponte levatoio, che lo isolava dalla terraferma rendendola praticamente inattaccabile. Nel 1704 una grave esplosione avvenuta nella polveriera sconvolse l'edificio. Negli anni successivi si predispose la ricostruzione, che lasciò intatte le parti rovinate dall'esplosione, mentre si crearono tamponature per la realizzazione di magazzini. In età napoleonica il Castello risorse con funzioni militari e venne munito di bocche da cannone. Nel 1838, durante il periodo dei moti rivoluzionari che stavano scatenadosi in tutto il regno, i borbonici di Ferdinando vi innalzarono una fortificazione. Dopo l'unificazione d'Italia esso rimase una struttura militare.

In realtà, sulla sua funzione di fortezza militare vi sono dei dubbi scaturiti sia dalla sua posizione (esso è situato nella punta della città e non, ad esempio, verso il territorio), sia dalla sua struttura (non vi è il baglio, adeguato spazio interno per le manovre delle macchine da guerra; inoltre, le torri stesse, ingombrate all’interno dalle scale, non potevano servire a scopi difensivi).

Ad oggi, dopo un lungo restauro ed un’opera di smilitarizzazione, il monumento è tornato alla pubblica fruizione. Negli ultimi anni infatti, oltre all’apertura al pubblico, è stato sede di spettacoli dell’Ortigia Festival.

 

 

Museo Bellomo

 

Il palazzo Bellomo è un edificio che risale al XIII-XIV secolo. Nel 1365 il palazzo divenne proprietà dei Bellomo, nobile famiglia romana venuta in Sicilia al seguito di Federico III d'Aragona. In questo periodo fu portata avanti la sopraelevazione del palazzo che presenta evidenti influssi di arte catalana del XV secolo.

Nel 1722 le monache dell'attiguo monastero di San Benedetto lo acquistarono e lo utilizzarono come magazzino e dormitorio; ma con le leggi di espropriazione del 1866, fu strappato al vecchio uso fino a quando, nel 1901, fu ceduto all'Amministrazione delle Belle Arti, che operò i primi restauri.

La Galleria regionale ospita sculture e pitture dall’alto medioevo ai giorni nostri. Essa venne inaugurato nel 1948 con una prima sistemazione museografica ed è stata completata negli anni Settanta. Tra le principali opere di pittura presenti nel museo, citiamo la splendida Annunciazione di Antonello da Messina del 1474 e il Seppellimento di S. Lucia di Caravaggio del 1608.

La Galleria accoglie inoltre importanti collezioni di oreficerie, argenterie, avori, ceramiche, terrecotte, arredi sacri, maioliche e lavori in corallo.

 

Palazzo Vermexio 

Costruito tra il 1629 e il 1633 come nuova sede del Senato siracusano, sino ad oggi il palazzo Vermexio (che prende il nome dall’architetto spagnolo che lo ha realizzato, Giovanni Vermexio) costituisce la sede del Governo della città.

L’edificio costituisce una fusione dello stile rinascimentale con quello barocco. Nei sotterranei del palazzo sono visibili i resti di un tempio ionico del VI secolo a.C. dedicato probabilmente ad Artemide. 

 
Teatro greco

Il teatro greco di Siracusa è un teatro costruito nella sua prima fase nel V secolo a.C. sulle pendici del colle Temenite, rifatto nel III secolo a.C. e ancora ritrasformato in epoca romana. Già alla fine del V secolo a.C il teatro ebbe grande importanza come sede dell'attività teatrale. La tradizione ricorda ancora con orgoglio importanti rappresentazioni di Eschilo, ma il teatro veniva anche utilizzato per le assemblee del popolo. In quest'epoca il teatro non aveva ancora la forma canonica a semicerchio, ma era invece forse costituito da tre gradinate rettilinee disposte a trapezio.

Il teatro venne interamente ricostruito tra il 238 e il 215 a.C., nella forma che oggi vediamo, da Ierone II. La sua costruzione era stata progettata tenendo conto sia della forma naturale del colle Temenite, che della possibilità di sfruttare al massimo l’acustica. Tipica caratteristica dei teatri greci è anche la visione panoramica, cui il teatro di Siracusa non è esente, offrendo la visione dell’arco del porto e dell’isola di Ortigia. L'edificio scenico è interamente scomparso e ne sono visibili solo i tagli realizzati nella roccia, riferibili a diverse fasi e di difficile lettura.

Importanti modifiche furono attuate nel teatro in età augustea. Tra queste, ad esempio, la cavea venne modificata in forma semicircolare, tipica dei teatri romani, anziché a ferro di cavallo, come d'uso per i teatri greci e furono realizzati i corridoi che permettevano l'accesso all'edificio scenico. Non esistono invece tracce di adattamenti che consentissero di ospitare combattimenti di gladiatori o spettacoli con belve. Del resto questi spettacoli continuavano probabilmente a tenersi nell'anfiteatro, presente a Siracusa sin dall'epoca augustea.

Rimasto in abbandono per lunghi secoli, subì a partire dal 1526 una progressiva spoliazione ad opera degli Spagnoli di Carlo V, che sfruttarono i blocchi di pietra già tagliati per costruire le nuove fortificazioni di Ortigia: scomparvero in tal modo l’edificio scenico e la parte superiore delle gradinate.

Alla fine del XVIII secolo riprese l’interesse per il monumento, che successivamente, durante l’Ottocento, fu liberato dalla terra che vi si era accumulata. Le indagini archeologiche proseguirono ad opera di Paolo Orsi e di altri archeologi, fino a quelle del 1988 ad opera di Voza.

A partire dal 1914 l'Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) inaugurò nell'antico teatro le annuali rappresentazioni di opere greche (la prima fu la tragedia "Agamennone" di Eschilo, curata da Ettore Romagnoli), che oggi costituiscono una delle attrattive maggiori del turismo aretuseo.

 
Anfiteatro romano

L'anfiteatro Romano è una delle opere monumentali più rappresentative della prima età imperiale romana a Siracusa. La data di realizzazione è attribuita alla fine del I secolo a.C.

Si trova nella zona monumentale, presso il teatro greco e l'ara di Ierone II. È in gran parte scavato nella roccia e per la costruzione della parte nord orientale si sfruttò il pendio della balza rocciosa nella quale, a breve distanza, erano state ricavate la cavea del teatro greco e le grandi latomie ad esso prossime. Quasi nulla resta invece della parte costruita superiore.

L'anfiteatro, riportato alla luce nel 1839 dal duca di Serradifalco, ha dimensioni monumentali che ne fanno il più grande della Sicilia.

 
Ara di Ierone II
 

L' ara di Ierone II, grande opera monumentale probabilmente dedicata a Zeus, è un altare fatto costruire da Ierone II per i sacrifici pubblici, nel periodo di pace successivo alle guerre puniche. La sorprendente maestosità del monumento doveva simboleggiare l’immensa gratitudine del tiranno agli dei.

Ciò che rimane oggi sono quasi esclusivamente le strutture basamentali. La struttura, infatti, venne asportata quasi completamente nel XVI sec per essere riutilizzata nella costruzione delle fortificazioni spagnole della città.

 
Castello Eurialo

Voluto dal tiranno Dionisio I, il Castello Eurialo sorge sul punto più alto del quartiere Epipoli, in direzione della frazione di Belvedere. Costruito tra il 402 e il 397 a.C. con lo scopo di proteggere la città da eventuali operazioni militari di assedio o attacco, esso rappresenta il culmine della fortificazione della città di Siracusa. Il forte presentava degli elementi strategici che servivano per cogliere di sorpresa gli eventuali assalitori come, ad esempio, l'intricato susseguirsi di gallerie che dava la possibilità di spostare le truppe da un punto all'altro della fortezza senza essere visti.

L’imponente opera militare dell'Eurialo fu modificata dopo la conquista romana della città nel 212 a.C. ad opera del Console Marcello fino all'età bizantina, quando ne venne ricostruita una parte usando del materiale di spoglio proveniente da altre parti.

 

Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi


Considerato tra i principali musei archeologici di Europa, il “Paolo Orsi” nasce nel 1878, anche se fu inaugurato solo nel 1886 nella sua sede storica di piazza Duomo, e fornisce oggi un quadro completo delle civiltà che si sono susseguite nel territorio.
La successiva crescita dei reperti rese necessaria l'esigenza di un nuovo spazio presso l'attuale sede nel giardino di villa Landolina. Il nuovo spazio museale, inaugurato nel gennaio del 1988 presso la Villa Landolina, si fondava su due piani, di cui inizialmente solo uno fu aperto al pubblico, ed un seminterrato di 3000 mq, dove è situato un auditorium.
Nel 2006 è stato inaugurato l'ampliamento espositivo anche al piano superiore, dedicato al periodo classico e romano. Restano tuttavia ancora da allestire i rimanenti spazi espositivi.
Il museo comprende reperti storici dalla preistoria, con l’esposizione di rocce e fossili, all’epoca delle colonizzazioni greche e romane, provenienti da scavi della città e da altri siti della Sicilia.
Il piano terreno è diviso in 3 settori (A-B-C), mentre il corpo centrale (Area 1) è dedicato alla storia del Museo e vi sono presentati brevemente i materiali esposti nei singoli settori.
Il quarto settore D, posto al primo piano, è stato inaugurato nel 2006 e contiene i reperti di epoca ellenistico-romana. Tra i reperti più celebri del museo: la Venere Landolina ed il Sarcofago di Adelfia, oltre ad una selezione di monete provenienti dal gabinetto numismatico di piazza Duomo.


Latomie


Sono antichissime cave di pietra dalle quali si traevano i blocchi di calcare bianco-grigio utilizzati per costruire gli edifici e le mure della città che presentano infatti un colore inconfondibile.
Le cave, un tempo grotte oscure, si sono aperte successivamente ai diversi crolli dovuti ai terremoti e presentano adesso una fitta vegetazione al loro interno.
La latomia del Paradiso è costituita da un gruppo di cave tra cui il famosissimo Orecchio di Dionisio, grotta artificiale che per la sua forma ad S e il grande effetto acustico ha originato la leggenda che il tiranno Dionisio vi rinchiudesse i prigionieri per ascoltare i loro discorsi.
Accanto all’Orecchio di Dionisio c’è la caratteristica Grotta dei cordari, cava artificiale sorretta da pilastri scavati nella roccia, dove si fabbricavano le corde sfruttando l’umidità che vi abbonda.
Tra le latomie di Siracusa, quella dei Cappuccini, ai piedi dell’omonimo convento, è oggi osservabile dall’alto di via Acradina, ma inaccessibile per motivi di sicurezza. Vasta e labirintica, presenta enormi caverne e forme bizzarre prodotte dal processo di erosione.

 

 

Catacombe Di San Giovanni


L’importante ruolo di Siracusa nell’epoca di maggiore diffusione del cristianesimo è testimoniata dalla vastità di queste catacombe, seconde solo a quelle di Roma.
Esse risalgono al IV secolo e presentano una strutture reticolare ricavata dall’ampliamento di un acquedotto greco. Sui muri migliaia di loculi tra i quali è stato pervenuto il sarcofago detto di Adelfia del IV secolo a.C.
Accanto alle catacombe si trova la diruta chiesa di S.Giovanni Evangelista, di stile bizantino, che rappresentò il primo duomo della città.
Dopo le devastazioni arabe, la chiesa fu restaurata dai normanni, ma con il terremoto del 1693 crollò la copertura mai più riedificata.

 

Santuario Della Madonna Delle Lacrime


La struttura fu iniziata nel 1966, in seguito al fenomeno miracoloso della lacrimazione di un’immagine della Madonna nel 1953. essa è stata conclusa quasi trent’anni dopo sia per gli elevati costi che comportava sia per le polemiche suscitate dall’imponenza della forma sia dalla particolare altezza dell’edificio.
Il santuario è un edificio conico formato da costoloni in cemento armato che raggiungono un'altezza complessiva di 74 m. Esso è sormontato da una statua della Madonna in bronzo dorato, opera di Francesco Caldarella, circondata da un'aureola ad elementi circolari e raggiera.
Inaugurato il 6 novembre 1994 da Giovanni Polo II, il santuario è un inconfondibile punto di riferimento della città, visibile da qualsiasi parte del territorio.

 

Piazza Santa Lucia


La tradizione sostiene che la chiesa di Santa Lucia è stata costruita nel luogo del martirio della vergine siracusana avvenuto nel 303.
Fondata in epoca bizantina, ha subito diverse trasformazioni. Fu infatti ricostruita dai normanni, poi ritoccata nel XIV secolo e definitivamente ristrutturata dopo il terremoto del 1693.
Accanto alla chiesa, Giovanni Vermexio nel 1630 realizzò la cappella del Sepolcro, di forma ottagonale, costruita da per accogliere la salma di santa Lucia, che in realtà è sempre rimasta a Venezia.

 

Tratto da SiracusaNews.it